martedì 26 agosto 2014

I MIGRANTI E IL MAR MEDITERRANEO di Laura Nanni

Mi sento di scrivere qualcosa perchè da più di 15 anni per motivi di impegno sociale volontario, ma anche per motivi di lavoro, conosco e studio la questione della migrazione che negli ultimi tempi si fa sentire in modo drammatico in Italia.



Le migrazioni ci sono sempre state nel mondo, risalire a cosa origina gli spostamenti è la prima cosa da fare, per darsi spiegazioni e comprendere perchè tante persone sono disposte a rischiare la vita lasciando la propria casa.
Ognuno sarebbe ben felice di avere la possibilità di lavorare e vivere nel luogo di origine, dando il proprio contributo, magari dopo aver studiato in un altra città, dopo aver fatto esperienza di altri luoghi, per amore di conoscenza. Oppure, sceglierebbe di partire con la certezza di una professione, di una strada da percorrere per la propria realizzazione. Ma, non è così per la maggioranza di coloro che sono "migranti".
Il sistema capitalisco ha creato una situazione in cui i paesi che hanno grandi risorse, vengono sfruttati da altri, mentre loro stessi non sono in grado di usare le proprie risorse per la propria vita e la propria crescita.
Le guerre, alimentate soprattutto da motivi di interesse economico e di potere, dividono popoli e nazioni, che altrimenti potrebbero trovare altre strade per accordarsi e convivere.
Ci domandiamo: le agenzie di diplomazia internazionale in che modo operano?
La nostra posizione nel Mediterraneo, che ci ha fatto essere culla di cultura nei secoli lontani, zona di commerci e di scambi, è quella che ci rende un molo di attracco per l'Europa.
L'operazione "Mare Nostrum" che impegna navi e uomini per il pattugliamento e il salvataggio di coloro che si avventurano in mare senza certezze, non è sufficiente. Non è giusto che non ci sia un coordinamento europeo per far in modo che le tragedie a cui assistiamo non accadano. 
Frontex è un agenzia di coordinamento di polizia internazionale, e può essere giusto e necessario il suo lavoro. Ma la cosa più importante, sarebbe quella di organizzare veramente gli spostamenti delle persone, con accordi tra i paesi, per non lasciarli in mano a speculatori senza scrupoli che guadagnano sulla disperazione e la speranza, che non si fanno problemi a buttare a mare le persone, uomini, donne, bambini.
Più di dieci anni fa, insegnavo italiano a Roma, nella scuola pubblica, ad adulti che erano quasi tutti ragazzi  pakistani o indiani, avevano attraversato i continenti e volevano raggiungere famiglie o amici nel Nord dell'Europa. 
Il loro viaggio era stato forse meno disperato, ma c'era sempre un grande punto interrogativo.
Dopo gli accordi di Schengen del 1995, l'Italia diveniva il luogo più semplice per acquisire il diritto di restare in Europa.
La maggioranza erano diplomati o anche di più, portavano con loro speranze e il desiderio di trovare qualcosa che gli consentisse un vita serena.
La maggioranza degli indiani impegnati nella campagna della pianura pontina, sono ragazzi diplomati che vivono insieme, cercano di risparmiare, vorrebbero avere altre possibilità. Lavorano per 3 o 4 euro l'ora, secondo i periodi, la giornata di lavoro può durare anche 10 ore se non di più.
Ora a Pomezia, a Santa Palomba, è nato un centro di accoglienza, il prefetto ha scelto un hotel, strutturato come un residence con tanti mini appartamenti, è gestito dalla Domus Caritas. Sta in un luogo dislocato, ma vicino alla stazione. Si stanno organizzando, è nuovo, mai utilizzato, sta ospitando famiglie siriane,  ragazzi africani del Mali, della Guinea,del Gambia e forse altri paesi, poco più di cento persone, in questo periodo.
M. ha raccontato che è stato un anno in Algeria e sei mesi in Libia. Sono partiti dalla Libia, dove ora il caos è grande.
Nel 2001 sono stata in Libia, uno scambio tra docenti e scuola, lì mi avevano fatto notare come i migranti, da loro, fossero tutti di pelle nera. Ma allora, forse, potevano ancora trovare da lavorare. Il sistema più utilizzato era quello di sedersi lungo la strada con i propri attrezzi da lavoro vicini. Così venivano reclutati.
Il centro d'accoglienza di Santa Palomba potrebbe diventare molto popolato. Qui, insieme ad amic* e compagn*,  stiamo pensando a come poter fare qualcosa, cercando di sapere di cosa c'è bisogno e di che progetto di vita possano avere.
Si sa che vengono assegnati dei fondi agli enti che gestiscono i centri, i soldi vengono dati a loro e non alle singole persone. In che modo vengono utilizzati? Si provvede ad un progetto di formazione e inserimento?
Bisognerebbe invertire questo percorso di migrazione, fare in modo che lo sviluppo dei diversi paesi venisse incrementato per consentire alle persone di non essere costrette a partire per un viaggio senza certezze e senza progetti.




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