mercoledì 30 luglio 2014

R.M.Rilke



«Amare è un’angusta occasione per il singolo di maturare, di diventare in sé qualcosa, diventare mondo grazie ad un altro, è una grande immodesta istanza che gli vien posta, qualcosa che lo elegge, lo chiama a un’ampia distesa” (Rainer Maria Rilke)



“Questo è il paradosso dell’amore fra l’uomo e la donna: due infiniti si incontrano con due limiti; due bisogni infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo nell’orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa e non si rassegnano, ma camminano insieme verso una pienezza della quale l’altro è segno.”
(Rainer Maria Rilke)

domenica 27 luglio 2014

Una critica ai concetti di crescita e sviluppo di Federico Tabellini

“Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista” (Kenneth Boulding)

L’assurgere a ideologia dei concetti chiave di crescita e sviluppo ha portano in occidente ad un’accettazione supina della loro presunta indiscutibile realtà, ed alla percezione distorta di un mondo che procederebbe inesorabilmente dal semplice al complesso, dalla miseria alla ricchezza, seguendo un percorso prestabilito e univoco. La cultura occidentale è oggigiorno a tal punto intrisa di tali concetti da applicarli pressoché ad ogni cosa. La parola “sviluppo” può così “alludere ad un blocco di case popolari, alla sequenza logica di un pensiero, al risvegliarsi della mente di un bambino, a una partita a scacchi o allo sbocciare del seno di una giovanetta. [...] Sebbene manchi di un significato preciso, è fermamente insediato nella percezione popolare e degli intellettuali” [1].
L’inattaccabilità di questi due concetti interpretativi chiave è stata garantita dall’autorità acquisita da una nuova scienza, l’economia, che a partire dal XVIII secolo si è posta arrogantemente al centro di ogni possibile lettura, accademica e non, delle dinamiche sociali, politiche e culturali in atto e passate.
La crescita e lo sviluppo non sono tuttavia totalmente identificabili con un altro concetto chiave, quello di progresso: mentre quest’ultimo è anche etimologicamente positivo, la crescita e lo sviluppo rappresentano qualcosa che, se non controllato, può invadere gli spazi degli individui, rendere stressate le loro vite e finanche danneggianrli fisicamente, attraverso l’inquinamento: esternalità negativa di una crescita ipertrofica. E’ necessario dunque spezzare con forza la retorica della crescita, disfacendoci una volta per tutte del suo presupposto fondante: l’equazione prosperità economica = benessere.
Non è infatti banale affermare che, fatta eccezione per situazioni di totale indigenza, povertà e ricchezza non influenzano in modo consistente l’opportunità di condurre una vita felice.
Per dirla con il grande poeta libanese Kahlil Gibran: “La differenza fra il più ricco e il più povero si riduce a un giorno di fame e a un’ora di sete”. Nell’ampio range fra prosperità economica e miseria altre sono le cose importanti.
L’accezione economica di povertà è indiscutibilmente preponderante sulle altre nel mondo occidentale, dove la sua validità viene considerata spesso universale. Tuttavia va notato che “nelle principali lingue dell’Africa nera non c’è parola per designare il povero nel senso economico del termine” [2].
In molte regioni dell’Africa subsahariana, e non solo, ancora oggi “i riferimenti alla miseria non rinviano immediatamente alla mancanza di denaro, ma all’assenza di sostegno sociale” [3].
La comunità africana ha subito tuttavia l’assalto devastante dell’individualismo, e il tentativo di ripristinarla da parte di un’ideologia figlia dell’industrialismo e del capitalismo come il comunismo è fallito miseramente.
Subire la sovraesposizione a media che forniscono unicamente interpretazioni economicistiche del mondo e della vita, assieme all’indottrinamento di una cultura trasmessaci passivamente da persone che a loro volta la subiscono, ha condotto noi occidentali a ritenere crescita e sviluppo imperativi categorici, ai quali sacrificare le nostre vite e la nostra serenità.
Il compulsivo sforzo verso una crescita illimitata e senza freni, che in un mondo limitato può essere portata avanti solo da una fede cieca nel progresso umano, sta conducendoci invece ad una vuotezza esistenziale e di senso percepita da sempre più persone.
Ed ora ci arroghiamo il compito di diffondere il verbo del progresso ai ” poveri” paesi sottosviluppati. Ma lo stesso concetto di sottosviluppo è riflesso della nostra percezione di noi stessi e della nostra civiltà come modello ideale, una percezione che distorce tutto attraverso le lenti dell’economia, della modernità e del consumismo.
Siamo così invischiati in una tale prospettiva da non riuscire a fermarci nemmeno il tempo sufficiente a metterli in discussione, a stabilire le nostre priorità in modo autonomo, e a valutare possibili alternative.
Sarebbe meglio allora se “prima di apportare all’Africa la soluzione chiavi in mano dei problemi che le abbiamo creato, spazzassimo davanti alla nostra porta. Le malattie mentali, le epidemie da stress, la violenza e l’insicurezza delle periferie, l’uso massiccio di droga, la solitudine degli esclusi sono sintomi del disagio della civiltà. […] Marabutti e terapeuti africani […] hanno iniziato più o meno clandestinamente a curarli a loro modo. Un’assistenza tecnica massiccia e ufficiale dell’Africa profonda sarebbe forse indicata!” [4].
Forse dovremmo smetterla di pensare a migliorare il mondo e iniziare a migliorare noi stessi. Crescere è possibile, ma non c’entra nulla con l’economia, non c’entra nulla con la politica, c’entra con le persone.

Note:
1) Dal saggio “Sviluppo” di Gustavo Esteva, pag. 354, righe 9-14.
2) Serge Latouche, L’Altra Africa, pag. 95, righe 15-17.
3) Serge Latouche, L’Altra Africa, pag. 95, righe 19-21.
4) Serge Latouche, L’Altra Africa, pag. 203, righe 14-21.
Federico Tabellini

Federico Tabellini

Sono nato a Brescia nel 1988 e da alcuni anni mi interesso di tematiche ambientali, oltre che di politica ed economia. Attualmente sto frequentando un corso di laurea magistrale in sociologia a Torino. Ho pubblicato, in collaborazione con Patrizio Ponti, due paper su temi inerenti alla decrescita: "Degrowth and Sustainable Human Development: in search of a path toward integration" (Paper presentato alla Conferenza Internazionale sulla Decrescita, Venezia 2012) e "Sviluppo umano e sostenibilità ambientale: in cerca di una strada verso l’integrazione" (Vincitore della prima edizione del "Giorgio Rota Best Paper Award", Centro di Ricerca e Documentazione “Luigi Einaudi”, 2013). 

mercoledì 23 luglio 2014

SOS GAZA DIAMO IL NOSTRO CONTRIBUTO La campagna sos Gaza patrocinata dall’Ambasciata palestinese in Italia




Per chi volesse contribuire a rendere possibile il soccorso dei tantissimi civili che in questi giorni, ore e minuti giungono negli ospedali a gaza : Per i medicinali, Terre des Hommes (www.terredeshommes.it) che vedete di seguito; 2) Per medicinali e generi di primissima necessità, la campagna sos Gaza patrocinata dall’Ambasciata palestinese in Italia. C/C bancario intestato a Missione diplomatica palestinese, banca Unicredit, IBAN IT36E0200805211000021004086,
BIC SWIFT: UNCRITM1712, causale: sos Gaza

domenica 13 luglio 2014

A TOR SAN LORENZO FINALE DI TEATRO IN FESTA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA!

Il LAboratorio CRESCIAMO INSIEME CON IL TEATRO condotto da Lyanna Lipani si è concluso nel mese di giugno con il successo di ogni bambino in scena nel teatro della scuola media di via Campo di Carne.



domenica 6 luglio 2014

La coscienza non è riducibile a eventi neurali. tratto da Carl Gustav Jung Italia

25 giugno 2014
 “La coscienza non è riducibile a eventi neurali. Il significato del messaggio non sarà mai trovato nella chimica dell’inchiostro.”  (Roger Sperry, Nobel per la neurofisiologia)
«Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Se’ o dell’Anima dell’uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo.» (C.G.Jung)

La mente non è strettamente correlata al cervello e al suo funzionamento. L’intero mondo antico lo ha sempre saputo, oggi noi abbiamo dovuto accettarlo grazie ai nuovi paradigmi della neuroscienza contemporanea [Gallese; K.Pribram & Bohm; Sheldrake; C.G.Jung; Zylberbaum, etc]. Ma nonostante ciò, in ancora moltissimi ambiti accademici di Psicologia e Medicina, gli “addetti” non ne sono a conoscenza e insegnano e divulgano ciò che hanno studiato 20-30 anni fa attraverso i vecchi paradigmi  meccanicistici/riduttivi, gli stessi paradigmi che sono attualmente in disuso, distrutti o risucchiati e integrati da quelli attuali. Qui un piccolissimo assaggio proveniente dal campo della ricerca in ambito neurofisiologico e psicologico.
Il dott. Bruce Greyson, Psichiatra noto, in questo stralcio di un convegno del 2008, ci lascia una piccola panoramica delle NDE (Near Death Experience – Esperienze Pre-Morte) in pazienti tenuti sotto osservazione. I dati sono abbastanza aggiornati.
Da tali studi derivano conseguenze epistemologiche imprescindibili per qualsiasi studio futuro del fenomeno della coscienza, che, come dimostra la letteratura più aggiornata, questa “coscienza” sembra essere “non-locale”.