giovedì 7 agosto 2014

A Pomezia nella notte tra il 4 e il 5 agosto sono stati accompagnati i migranti sbarcati ieri mattina a Taranto, resteranno per un periodo limitato. I residenti protestano


Sono arrivati ieri notte a Pomezia i 110 migranti sbarcati alle prime ore del mattino di ieri a Taranto. Il loro trasferimento presso il residence “3C” di Santa Palomba è stato disposto dalla Prefettura di Roma per fronteggiare una situazione emergenziale che rientra nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. Sono in maggioranza Eritrei e Siriani, richiedenti asilo politico in Italia, di cui 46 maschi e 67 femmine. Molti i bambini, 37 secondo fonti ufficiali. Di loro si sta occupando la cooperativa sociale Domus Caritatis.
Molti sono arrivati con i barconi, altri – soprattutto i Siriani – nascondendosi in navi mercantili. Quasi nessuno sembra intenzionato a restare a lungo a Pomezia. “Dove ci troviamo? – ci chiede un giovane Siriano, intenzionato a raggiungere Roma ma senza la minima idea di come arrivarci – è il mio sogno fin da bambino visitarla”. Poi aggiunge, sorridendo ma con una punta di imbarazzo: “questi non sono i miei abiti, me li hanno buttati via quando sono sbarcato e me ne hanno dati altri. Non so se sono vestito bene”. A Pomezia la loro permanenza sarà temporanea, assicurano le autorità, ma non si sa ancora quanto tempo ci vorrà a fargli ottenere lo status di rifugiati politici.
La situazione è sotto controllo, assicura la Prefettura. I migranti sono già stati sottoposti ad uno screening sanitario al momento dello sbarco in Puglia e altri controlli saranno effettuati nei prossimi giorni. Per facilitare il percorso di integrazione – per quelli che resteranno – un team di assistenti e operatori sociali, avvocati, docenti di italiano per stranieri, educatori, mediatori linguistici e culturali, li seguirà e assisterà durante il periodo in cui resteranno a Pomezia.
I residenti di Santa Palomba non sembrano però convinti. In molti, questa mattina, hanno mostrato profondo disappunto per la presenza di questi “ospiti”. “La nostra zona sembra già abbandonata a se stessa – commentavano osservando le operazioni – tra la mancanza di acqua potabile, che ancora non è arrivata, e la presenza di prostitute e dei loro clienti, ci sembra di vivere in una landa desolata”. Uno dei timori, dichiarano in molti, è che l’ospitalità data ai migranti possa non essere realmente temporanea e che la loro presenza finisca per “svalutare” il valore degli immobili.

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