mercoledì 28 agosto 2013

BREZZOLINA di Laura Nanni




Si chiamava Brezzolina.
Brezzolina era leggera, volava, danzava…per ogni sua parola c'era un saltello, un giro, una capriola. Il suono della sua voce che scandiva ogni sillaba, arrivava dopo, sempre accompagnato da una musica di archi.
Brezzolina voleva viaggiare, voleva conoscere altri Paesi, lontani e vicini, diversi da quello  che lei conosceva. Voleva anche conoscere ed imparare  lingue diverse.

Così, un giorno, partì.  Attraversò tanti Paesi…

Era in viaggio ormai da un anno, quando si trovò, all'improvviso, in un luogo dove case, strade, persone, sembravano affondare nel terreno.
Anche i fiori sembravano di piombo e il cielo invece era un surgelato.
I cani e i gatti poi, erano terribilmente lenti oppure fermi, permanentemente appisolati.
"Sembra proprio tutto immobile," si disse "come una pellicola che si è bloccata."

Brezzolina, incuriosita, provò ad aprire il rubinetto di una fontanella: l'acqua non scorreva veloce ed allegra come sempre…scendeva lenta, come in blocchi gelatinosi che lentamente si spalmavano a terra.
I raggi del sole erano sempre uguali in ogni momento del giorno.
Non c'erano neanche i riflessi giocosi che di solito creano sulle finestre, sulle superfici lisce delle pietre e negli occhi delle persone.
In giro non si vedevano né biciclette né palle per giocare.

"Figurati!"pensò Brezzolina"Immagina se avrebbero potuto esserci in un posto così palle colorate che rimbalzano, corrono e si nascondono!"
Si accorse che non c'era neanche un uccellino.
Infatti, li avevano cacciati via da tanto tempo. Tutto quello svolazzare ovunque! Troppo movimento.
Lì odiavano il movimento.

E le persone?
Provò a parlare con qualcuno degli abitanti che riuscì ad incontrare: "Scusi….Buongiorno! Come si chiama questo paese? Io mi chiamo Brezzolina…"
Ma quelli rispondevano con dei suoni monotoni e cupi: "MOOO….TUUUU…"
Non riusciva proprio a capirli, nonostante nel suo lungo viaggio avesse già imparato a riconoscere e a comprendere diverse lingue.
Non riusciva proprio ad avviare un dialogo con nessuno.
Era molto triste e dispiaciuta, avrebbe voluto fare qualcosa, perché in quel luogo dove nulla aveva movimento, non c'era neanche il suono di un sorriso.
Da quando era arrivata, ed era passato solo qualche giorno, sentiva che qualcosa stava cambiando in lei. La sua leggerezza non era più così leggera, quella musica che l'accompagnava sempre, era diventata quasi impercettibile…
E le parole non suscitavano più in lei quei tanti giochi di salti e capriole.

Così, cominciò ad avere paura, paura di dimenticare chi era, perché si trovava lì, di non riuscire più a danzare e a giocare con l'aria e con le parole.
"Prima che questo accada," pensò "è meglio che io me ne vada di qui."

Allora Brezzolina cominciò, con molta fatica, a camminare: si sentiva molto pesante, il suo respiro diveniva sempre più affannoso.
Era così affannoso, che doveva ogni tanto fermarsi e respirare...e soffiava, soffiava così forte, che quel soffio cominciò a far muovere le foglie degli alberi, poi l'aria….e l'aria creò dei piccoli turbini che giravano come rocchetti di filo colorato per il paese….
Tutto cominciò a muoversi: l'acqua cominciò a zampillare liberamente dalle fontanelle e i raggi del sole tamburellavano saltando da un sasso all'altro, dalle lenti degli occhiali alle finestre più nascoste.
Le foglie degli alberi ridevano, i cani inseguivano i riflessi dei raggi di sole e i gatti sembravano nuvolette di pelo per com' erano agili!
Gli abitanti, che non uscivano quasi mai, aprirono le porte delle loro case e corsero fuori.
Ed erano così meravigliati e felici che non riuscivano a capire come mai non lo fossero mai stati fino ad allora.


Brezzolina, era rimasta estasiata a guardare quello che stava accadendo intorno a lei, poi, felice e leggera come prima, decise che quello era il posto dove voleva restare.
Voleva conoscere ancora altre lingue, ma ora aveva nel cuore un sapere nuovo e prezioso come l'aria,  nuovi amici e un luogo fantastico dove ancora tante altre cose avrebbe conosciuto…
“Anche le cose che ci appaiono grigie, ferme e immutabili, possono cambiare, tutto dipende dall’energia che abbiamo, dal desiderio di comunicare …”pensò ”quello slancio che crea tutto dal nulla: l’amore...”.

Gli abitanti, tutti concordi, decisero di darle la cittadinanza onoraria, e, da quel giorno, il paese non fu più immobile.



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