martedì 23 dicembre 2014

Nei giorni delle feste natalizie: mi fermo a pensare.

In questi giorni in cui il Pensiero unico (del consumismo...) vorrebbe spingerci a dimenticare quali siano le ingiustizie e i problemi che crea nel mondo, io mi ritrovo a pensare a chi vive in un luogo che non sia questo, lontano o vicino, in una situazione diversa da quello che i mass-media proiettano nell'immaginario, e che proprio queste feste rendono più difficile e ancora più dura.
Il consumo compulsivo prende alla gola, masse di persone che circolano per strade e invadono centri commerciali e negozi, cercando un'evasione e quel momento dell'acquisto che crea uno stato di appagamento sconnesso e incomprensibile...come se fosse quello l'attimo fuggente da cogliere della vita, piuttosto che il senso stesso del proprio esserci.
Allora penso agli sprechi, di energia, di soldi, di alimenti, tutto quello che produrrà ancora di più rifiuti, i quali  andranno a riempire discariche, dove resteranno a decomporsi o a inquinare...
Quanto spreco potrebbe invece diventare vitale? Come poter convertire questo corso che sembra (MA NON LO E'!) naturale?
Il Natale è bello per chi può sentire l'amore e l'affetto delle persone care, degli amici, dei parenti, della famiglia che desidera e come la desidera, senza concedersi al consumismo, senza dargli la soddisfazione di conquistarci nei momenti più belli.
L'allegria non manca quando lo stare insieme e il trovarsi è sincero, quando sembra che non si finisca mai di raccontarsi, anche le cose più semplici.
Io sono cresciuta in una famiglia numerosa, ogni cosa doveva essere per tutti, non poteva neanche esserci il troppo, non era possibile con sei figli, nel rispetto della tradizione religiosa.
C'erano dei regali buffi e inventati a volte, ma tutto faceva allegria... penso che mi abbia dato molto quel modo semplice e vero di stare insieme, il senso della condivisione, del rispetto di ciò che si ha.
I valori che ci alimentano, che ci aprono gli occhi al senso della vita, che siano religiosi o semplicemente umani, sono sempre trascendenti e non risiedono negli oggetti del consumo.
Così il pensiero mi riporta qui, oggi, nella realtà.

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